Chiesa di S. Pietro in colle (S. Piereto)

Chiesa di S. Pietro in colle (S. Piereto)

Descrizione

L’ordinamento ecclesiastico nelle nostre terra, doveva aver assunto una sua fisionomia già abbastanza precisa nel corso del V secolo. La pieve pagense di S. Maria di Colognola ai Colli, abbracciò pure la zona, di pianura di Caldiero, malgrado il suo titolo di San Pietro. Caldiero no ebbe un notevole sviluppo, probabilmente perché la zona molto paludosa fu scarsamente abitata, Alcuni elementi tuttavia, possono far intuire che comunque sino al secolo X, anche in quest’area, prevaleva un sistema misto: ad un centro abitato, che costiutisce la villa, vi era un sistema disperso di CASALES e di FUNDI.
Con il secolo X, prevalgono gli insediamenti di castello (vedesi la Rocca) e ciò è dovuto a due fattori concomitanti: la presenza di scorrerie di Ungheri ed il costituirsi della Signoria feudale. Con il sec. X scompaiono gli agglomerati disseminati nelle campagne, lasciando spazio alla realizzazione del CASTRUM e quindi anche la Chiesa viene fatta all’interno del Castello.

Affermare con assoluta certezza se la Chiesa di S. Pietro fosse in realtà l’antica parrocchiale di Caldiero è comunque estremamente difficile in base ai primi riscontri effettuati: se, infatti, depongono a favore di questa ipotesi, l’antichità della costruzione, l’intitolazione a S. Pietro, l'insalubrità della pianura attorno a Caldiero e la tradizione popolare, tuttavia, la mancanza di una fonte battesimale, l'esistenza già dal secolo X del Castello della Rocca sull'opposta altura possono avvalorare la tesi contraria. La Chiesa, inoltre, ha le caratteristiche strutturali proprie delle numerose cappelle disseminate nel territorio e senz’altro la scelta dell’ubicazione fu suggerita dall’accidentalità ambientale: il punto in cui terminava la valle, la prossimità con la Via Postumia e quindi, in generale, la facilità di accesso alle via di comunicazione.

CENNI ARTISTICI:

La Chiesetta di S. Pietro è ad una sola navata coperta da tetto a cavalletti, con l’abside maggiore apparente all’esterno, fiancheggiata da due nicchie ricavate nello spessore del muro. L’i nterno dell’abside è percorso da lesene di mattoni, tufo e calcare, alternata a coppie di archetti a ghiera semplici conci tufacci. All’interno le pareti lasciano scoperto il paramento, tutto a blocchetti di tufo, fuorchè una buona parte dell’abside, che sembra largamente manomessa.

Le due nicchie e l’arco trionfale sono a conci di solo tufo. Gli effetti sono affidati per lo più al solo tufo e questo ha assunto quella dolcezza severa. Per questa costruzione può valere la datazione alla prima metà del secolo XII.

Il paramento dell’ abside è un conglomerato di calcare e di mattoni con grossissimo letto di malta. Nell’abside vi è una monofora murata e coperta da intonaco. In antichità una porta nel muro dell’a bside dava adito alla sacrestia, ma dopo l’ultima guerra la sacrestia fu chiusa ed abbattuta.

Sull’angolo Sud-Est, s’impone il campaniletto, provvisto di bifore in parte rifatte. Le bifore del campanile a Nord e a Sud sono state, infatti, rimaneggiate, negli altri due lati sono rette da un pilastrino quadrato con il capitello a stampella. La parete meridionale, in buona parte intonacata, si rileva costruita in blocchetti di tufo a conci regolari; il fianco settentrionale è di calcare tutto uguale, senza finestre.

La facciata è a doppio spovente e tutta intonacata. Sulla parete interna della facciata, superiormente alla porta, tra due finestre del sec. XVIII, vi è una arcata cieca con ghiera a blocchetti di tufo. Il tetto è recente e più alto dell’antico, come dimostra attorno una giunta del muro, di circa 40 cm.

All’interno della Chiesetta, vi sono due nicchie scavate nello spessore del muro; una per parte ai lati dell’arco trionfale. Al di sopra della nicchia di sinistra, si vedono i resti di un ornato a nastri piegati ad angolo retto, che non propongono propriamente una greca, ma una serie di meandri di diversa tinta (rosa e verde); e verso l'arco trionfale esso è interrotto da una testa barbuta, vista di fronte. Sotto l'ornato è il frammento di una scena indecifrabile (è solo visibile una testa nimbata di giallo, a destra della quale vi è una mano benedicente, dalle lunghe dita).

Nella nicchia sottostante è raffigurato, nel catino, un busto clipeato del Cristo Benedicente, entro una fascia circolare rossa, fregiato di perline bianche e più sotto, a destra, resta un frammento della figura di S. Pantaleone, cinta da nimbo giallo, orlato di bianco e di rosso, in ricche vesti adorne di gemme, mentre, a destra, sebbene molto rovinato, è riconoscibile la presenza di un’altra figura di Santo con scettro e bastone. L’affresco è limitato verso l’alto da due fasce gialle e rosso vioclaceo, divise da fuseruole bianche. Nulla è invece conservato della nicchia di destra.

Più recenti appaiono le due Madonne in cattedra, nella parete di destra, oggetto di recente restauro finanziato dagli alunni della Scuola Media Statale “A. Pisano”, dall’Amministrazione Comunale e dalla Banca Popolare di Bergamo C.V. filiale di Strà di Caldiero.

Accanto alla porta maggiore, vi è un avello rotondo, in marmo greco, con inciso sull’orlo in caratteri eleganti del XII secolo “ IN NOMINE DOMINI NOSTRI JESU CRISTI AMEN”.

Le due campane del Campanile vennero fuse da Giuseppe Ruffini nel 1790. Il Ruffini sostituì il cremonese Domenico Crespi, introducendo a Verona le campane da concerto. Le prime ad accoglierlo furono quelle di Caldiero.

 

Testo tratto da La Chiesa di San Pietro e la Statua della Madonna del Carmine, pubblicazione curata dal Comitato di Gestione della Biblioteca Comunale (anno 1993). 

Modalità di accesso

Accesso libero

Indirizzo

Via San Pietro

Ultimo aggiornamento: 07/03/2024, 09:58

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